Vie nel calcare per giornate fredde Arrampicate invernali attorno a Lecco
Quando a nord si indossano guanti caldi, le pareti calcaree che circondano Lecco invitano ad arrampicare. Sono oltre 1800 tiri, quelli offerti dai diversi siti dell’estremità del ramo orientale del lago di Como.
Assieme a Patrizia salgo alla Parete Stoppani, il sito di arrampicata invernale lecchese per eccellenza. Siamo a inizio autunno, e temiamo che nel pomeriggio il sole possa riscaldare notevolmente le grigie placche calcaree. Sì, perché con le sole eccezioni dei periodi caratterizzati dal freddo intenso o dalla neve, la vera e propria stagione di quella che qui gli arrampicatori chiamano famigliarmente la «Stoppani» è appunto l’inverno. Allora, nei fine settimana quassù il viavai è notevole. Ma durante la settimana, la grande parete, che nel frattempo offre una settantina di vie da uno a più tiri, viene condivisa con un numero decisamente inferiore di altri visitatori. E allora ci si può godere in tutta tranquillità la vista su Lecco e sulle meravigliose rose di Natale che fioriscono a centinaia nel rado bosco che le sta ai piedi.
Opera ciclopica al servizio di chi arrampica
Anche oggi sembra che non ci sia nessuno. Sembra. Poco prima di raggiungere il piede della parete ci imbattiamo in Delfino Formenti, che sale con un enorme zaino e un pesante sacco di materiale. Ci fermiamo, chiacchieriamo, e rimaniamo una volta ancora impressionate dalla sua energia e resistenza. Delfino è il padrone di casa della Stoppani. È lui che, in innumerevoli ore di lavoro sino dal 1992, ha chiodato da solo questo importante sito di arrampicata e, durante gli ultimi due anni, lo ha sottoposto a un ciclopico risanamento globale, ampliandolo nel contempo con altri 20 nuovi tiri.
Nella scena lecchese, Delfino Formenti, classe 1957, di professione metalmeccanico, è ben più di un nome. Ben 18 falesie recano la sua firma, che si contraddistingue per le linee sicure e allestite con intelligenza. Tra queste si annoverano dei gioielli, come la falesia del Lariosauro o, appunto, la Parete Stoppani, che lui stesso predilige tra le sue opere. In totale, nel corso di un quarto di secolo «Delfix» ha attrezzato o riattrezzato circa 800 tiri, tutti ampiamente a sue spese. Ma radicato nella zona e ad essa legato, Delfino si dà anche la pena di accudire il suo lavoro, e non smette mai di rivisitare le sue vie per controllare, correggere e sostituire spit, corde e soste. Con un lavoro degno di Sisifo ha dato un’impronta indelebile all’arrampicata sportiva nei dintorni di Lecco. A ragione, lui stesso si definisce un «panda»: gli appassionati chiodatori di vie come lui sono infatti a rischio di estinzione!
«È come se volessi riempire una pagina vuota con una poesia o una tela bianca con un dipinto: crei qualcosa e lo lasci ad altri. Ci metto tutta la mia anima in questo lavoro, e mi rende felice quando vedo gli altri che tribulano su un tiro e che si divertono.» Queste parole di Delfino mi girano in testa mentre sudo le mie sette camicie in una delle sue nuove opere, Panciovilla, una 6b+ bella, lunga e molto varia nella parte sinistra della Parete Stoppani.
Delfino Formenti non ha solo in chiaro come una via bene attrezzata si debba presentare: ha anche parole altrettanto chiare per quegli arrampicatori che si lasciano dietro i rifiuti, distruggono terrazze, accendono fuochi al piede della parete e, in generale, «consumano» il loro sport senza neppure pensare alla mole di lavoro che la chiodatura ha richiesto e al rispetto che noi tutti dobbiamo all’ambiente: «La falesia è diventata la rappresentazione della nostra società usa e getta!» È in questo modo diretto che esprime ciò che a Lecco, e in generale attorno al lago di Como, ancora manca: «Qui, la consapevolezza dell’importanza turistica dell’arrampicata deve crescere! Nel Lecchese, siamo in ritardo per quanto concerne infrastrutture e fondi da destinare al turismo e alle attività ad esso connesse.»
Il «Progetto Falesie» come opportunità turistica
Della medesima opinione è Antonio Rossi, negli anni passati cinque volte medaglia olimpica come canoista e oggi assessore Sport e Politiche per i giovani presso la Regione Lombardia, che ripone molte speranze nel «Progetto Falesie», teso alla collaborazione tra tutti gli attuali raggruppamenti alpinistici lecchesi. Il progetto punta fortemente sugli oltre 1800 tiri della regione attorno a Lecco, che prevede di rivalutare e trasformare in un biglietto di visita turistico. Non è un compito facile in tempi di grave crisi economica, quando le risorse sono estremamente limitate e la mano pubblica spesso non dispone neppure dei mezzi per assicurare i servizi di base.
Nonostante tutte le difficoltà, Rossi punta sulle opportunità turistiche della città sul Lario, fiorente sino a pochi anni or sono e per oltre un secolo grazie dapprima alle importanti fabbriche e in seguito alla lavorazione dei metalli, citandone alcuni assi nella manica: «Le nostre montagne sorgono attorno a un bacino lacustre noto nel mondo intero, ci troviamo al centro di una regione che ospita un sesto della popolazione italiana e abbiamo dato i natali ad alcuni tra i più grandi alpinisti di tutti i tempi.» Per sfruttare questo potenziale, lo sviluppo dovrebbe procedere al di là di una cultura caratterizzata principalmente dall’industria e far leva sul capitale di questa regione unica nel suo genere: «E questo nel senso più autentico della parola, cioè rispettando il territorio e non distruggendolo.»
Pala del San Martino, Lariosauro e altro ancora
C’è da sperare che Lecco sappia sfruttare le opportunità che i suoi siti di arrampicata comportano. In particolare dall’autunno alla primavera, quando più a nord fa spesso troppo freddo per posare le dita sulla roccia: qui, infatti, le palestre di roccia sono quasi tutte esposte a sud o a ovest, e alcune sono assolutamente ideali per una visita con basse temperature. Questo non vale solo per la Parete Stoppani o il sito di Erna-Placca delle Sorprese, appena sottostante, quanto in particolare per la Pala del San Martino, dove regna un caldo microclima anche quando il vento da nord regala giornate terse, ma decisamente fredde. Pure da citare rimangono Galbiate, tutti i settori del Lariosauro, in alto sopra il lago di Como, e – un po’ più vicino al confine svizzero, sopra Erba – le vie del Sasso Giallo e dei suoi satelliti. Più a settentrione, sulla sponda occidentale del lago, si erge poi l’importante struttura rocciosa del Sasso Pelo. Ma di questa e di altre falesie, qui non abbiamo più spazio per parlare. Per rendersi conto del grande potenziale invernale di questa regione basterà tuttavia dare un’occhiata alle guide.
Il sole splende mite e spira una brezza gradevole. Sulla Parete Stoppani il «grip» è perfetto. Ma dopo otto tiri, le nostre braccia sono talmente stanche che Patrizia ed io chiudiamo lo zaino e imbocchiamo la via di casa. L’inverno arrivi pure: noi abbiamo ancora molto da fare sulla Parete Stoppani!