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Una linea improbabile Le Luisin – diretta del canalone sud

Come evitare gli affollamenti nel momento del boom dello sciescursionismo? Aprendo nuove linee! Fermo stando però che questo esercizio rimane riservato a una minoranza. In cammino sul selvaggio versante meridionale del Luisin sulle orme di Christophe Jaquerod.

Qui, un bel monolito di gneiss non può non ricordare una torre. Là, una parete sembra respingere ogni tentativo di scalata. La stretta rampa d’accesso al primo dei canaloni della parete sud del Luisin, sopra Les Marécottes, potrebbe benissimo essere scambiata per un ponte levatoio di altri tempi.

Un’occhiata verso l’alto, tanto per essere sicuri che non ci siano difensori pronti a rovesciare calderoni d’olio bollente sugli assalitori. Nulla da temere in questo senso, ma l’efficacia di quel liquido letale si vedrebbe quantomeno uguagliata dalle devastanti colate che serpeggiano nei canaloni: i resti delle valanghe osservati ai piedi della montagna non lasciano alcun dubbio in merito. In questa ambientazione, dei valorosi guerrieri dei tempi moderni sfidano 600 metri di dislivello armati di sci legati sugli zaini. A ogni sosta hanno modo di contemplare l’architettura complessa del versante meridionale del Luisin, con il suo intreccio di molti canaloni. In lontananza, il massiccio del Monte Bianco presenta le sue celebri cime e disegna un orizzonte per nulla banale. Quando l’uscita verso l’alto sembra compromessa, una spalla dà su un canale parallelo che permette di proseguire. Fino alla vetta, raggiunta infine dopo molte incertezze. Per un istante, a nord-est, i Dents du Midi soffiano il primato a tutti gli altri pretendenti. Ai loro piedi, la placida conca di Salanfe con il suo lago ghiacciato.

 

Tracciare la prima linea

Chi avrebbe mai pensato di aprire delle linee sciabili in questi pendii del Luisin quando nessun documento rende conto di un qualsiasi itinerario ? Osservate da una cima vicina, avrebbero senz’altro stuzzicato gli appetiti degli amanti dei terreni esposti. Ma come assicurarsi la possibilità di evitare calate acrobatiche? Vista da più vicino, l’angustia di taluni tratti annuncia una sciata estremamente tecnica, e la pendenza non permette certo fantasticherie.

Christophe Jaquerod sarà il primo a tentare la sorte nel 2010. Campione di trail originario dello Chablais, è stato anche uno sciatore estremo, con una predilezione per le pendenze marcate: «C’è il piacere di staccare gli sci dal pendio, la precisione del movimento, la condotta della curva, la padronanza del gesto… È uno modo di sciare che fa adattare al meglio al terreno.» Tra le sue realizzazioni citiamo un percorso piuttosto notevole sull’Aiguille Verte: partenza da Argentière e ascensione di 2900 metri lungo il canalone Couturier (700 m, 55°, ED), che ridiscende sci ai piedi con un tratto di ghiaccio che scende in calata. Il tutto in solitario.

 

Un’apertura che fa proseliti

Marzo 2010, Les Marécottes (VS). Conoscitore della regione, che frequenta regolarmente, Christophe Jaquerod ritiene di aver individuato un tracciato sul Luisin. «Nelle foto che avevo scattato dal massiccio del Monte Bianco mi mancava la parte inferiore, e vedevo solo fasce rocciose. Uno scatto eseguito dalla vetta del Fontanabran, sull’altra sponda del vallone di Emaney, mi lasciava sperare una possibile uscita.» Abituato alle pendenze più improbabili, attacca dal basso il canalone che sembra offrire le migliori probabilità di successo. Il tempo è incerto, la neve si sta inumidendo. Bisogna fare in fretta.

Dopo questo primo canalone del Luisin, Christophe Jaquerod fa proseliti. Contributore regolare del sito comunitario «Camptocamp», ne annuncia la realizzazione. L’indomani ecco già un secondo percorso. Due giorni più tardi, un terzo. L’anno successivo, nuovi contributi spingono più avanti l’esplorazione del versante e offrono varianti supplementari, più dirette. «L’idea è di condividere, di arricchire una guida», spiega il pioniere, consapevole dei limiti dei siti comunitari, ma convinto della loro utilità. A condizione di conservare un approccio critico (vedi «Le Alpi» 5/2012). La moltitudine dei canaloni dovrebbe ancora permettere l’una o l’altra apertura, e non c’è dubbio che gli amanti della novità rimangono in agguato.

 

Tempo contato

Dopo le prime curve strette, ecco affiorare una miscela di sensazioni: certezza di essere impegnati in una discesa da antologia, gratitudine nei confronti dei tracciatori che l’hanno osata, voglia – già – di ritornare, desiderio di rispettare l’orario per non ritrovarsi in trappola… Sul Luisin è meglio comportarsi come il ladro che scivola discretamente fino alla sala del tesoro e ne riparte con altrettanta segretezza. Una o due colate inoffensive annunciano l’inizio delle ostilità e invitano a non perdere tempo. Sdraiato su un aggetto nel mezzo dei pendii inferiori, un bellissimo stambecco maschio non si allarma più di tanto e approfitta dei raggi del sole per riscaldarsi. Degnandosi appena di osservare i due sciatori che filano verso l’alpeggio di Emaney, è la testimonianza della vita in questi luoghi discosti.

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