© Chasper Alexander Felix
Tubature asciutte nel serbatoio?
Ricordo ancora bene il mio primo soggiorno alla Finsteraarhornhütte SAC, appena inaugurata, in una giornata d’inverno di quasi vent’anni fa. Andando alla toilette sono rimasto stupito da un misterioso meccanismo. Invece di azionare lo sciacquone, premendo una leva feci partire un nastro trasportatore come quello delle casse dei negozi! Richiedono una certa abitudine, queste toilette senz’acqua, ma in qualche modo sono anche chic. Dopo cena il mio entusiasmo scemò: i rubinetti erano chiusi. A lavarmi come un gatto con la neve ero ormai abituato, ma non intendevo rinunciare a pulirmi i denti. Dopo la mia richiesta, la custode mi diede mezzo bicchiere d’acqua, spiegandomi nel contempo che il consumo doveva essere limitato a causa della scarsità dell’indispensabile liquido.
Mi resi conto allora di quanto fosse prezioso quel bene, anche nel bel mezzo della zona glaciale svizzera. Può sembrare un paradosso: nel serbatoio dell’Europa, numerose capanne del CAS lottano con crescenti problemi di approvvigionamento idrico. E la situazione è destinata ad aggravarsi nei prossimi decenni. Durante l’inverno ci saranno ancora le nevicate, ma la quasi totalità delle riserve d’acqua gelate sono destinate a sciogliersi. Numerosi nuovi laghi di montagna caratterizzeranno il paesaggio alpino e cambieranno i deflussi consueti. In tarda estate potrebbero addirittura venir meno del tutto. Una sfida enorme per l’approvvigionamento d’acqua delle capanne prive di captazione (vedi rapporto a pagina 22).
La conversione dalle toilette con risciacquo a quelle asciutte diventerà inevitabile in molte capanne, mentre l’acqua dovrà essere raccolta a intervalli regolari sempre più lontano e immagazzinata per superare i periodi di siccità. Questo doveva accadere anche alla Finsteraarhornhütte nel 2013, a soli dieci anni dalla sua edificazione. Il cambiamento climatico bussa alla porta delle capanne.