Sulle tracce dei contrabbandieri nella valle del Doubs La via ferrata delle «Echelles de la mort»
La valle del Doubs e le sue vertiginose falesie hanno accolto nel 2008 la via ferrata delle «Echelles de la mort». Questo itinerario situato sulla riva francese del fiume promette una bella passeggiata aerea sulle tracce dei contrabbandieri di un tempo.
Le sbarre si fanno scivolose. Le mani si contraggono un po’ per non aprirsi. Ci si ritrova a pensare al destino dei contrabbandieri che un tempo salivano di qui pesantemente caricati. Sbilanciati dal loro prezioso carico, era probabilmente con grande concentrazione che affrontavano il passaggio da una scala all’altra per non precipitare nel vuoto. Sale, tabacco, alcol: le merci del contrabbando devono avere un valore importante, ma essere anche trasportabili nonostante le difficoltà del percorso. Ma perché assumersi simili rischi? Bramosia di guadagno? Forse. Attività necessaria per generare qualche entrata in un contesto economico generalmente difficile? Molto probabilmente. Al di là delle reti del contrabbando bene organizzate, questa attività illecita era praticata anche su scala famigliare: la «bricolla». E non era unicamente un affare da uomini, perché al traffico partecipavano anche donne e bambini. Oltre ai prodotti convenzionali già citati, talvolta le spalle di quei temerari trasportavano oltre il Doubs anche opere censurate in Francia. In effetti, la Société typographique di Neuchâtel, attiva tra il 1769 e il 1789, pubblicò numerosi libri proibiti, e la vicinanza della frontiera permetteva di farli passare in Francia con relativa facilità.
Contrabbandieri e ferratisti
Se uomini, donne e bambini hanno un tempo molto semplicemente rischiato la vita sui scivolosi scalini di queste «scale della morte», oggi sono gli escursionisti e altri ferratisti che le frequentano in cerca di emozioni forti. Da zona di contrabbando, le gole del Doubs si sono trasformate in spazio di piacere. Dal 2008, una via ferrata percorre le falesie vicine alle scale, meno propizie alla scalata a causa di un calcare di qualità inferiore. Obiettivo ludico che ci divertiremo a percorrere in primavera o in autunno.
La situazione dei ferratisti appare nettamente più invidiabile di quella dei contrabbandieri: perfettamente equipaggiati, costantemente assicurati e muniti di uno zaino leggero, possono approfittare pienamente del percorso allestito. L’avvicinamento, benché breve, dà l’impressione di entrare in un mondo di fiaba. Il sole della fine di giugno riesce a penetrare nella spessa foresta umida, facendo risaltare una tavolozza di verdi lussureggianti.
Percorso aereo
Giunti ai piedi della via ferrata ci attrezziamo rapidamente, ansiosi di iniziare la scalata: dei gradini in legno promettono un riscaldamento dolce prima di passare ad argomenti più seri. Il primo ponte, ottimamente stabile, porta a una traversata leggermente ascendente. Le braccia cominciano a fornire il loro contributo, ma benché il vuoto cominci appena a far sentire la propria presenza, la parte più impressionante deve ancora arrivare. È proprio ora che bisogna proseguire su un lungo diedro quasi verticale. Gli scalini sistemati sulle due pareti permettono una salita relativamente agevole, ma l’ammortizzatore ci ricorda che le cadute sono da proscrivere. Sicurezza, certo, ma nessuno ha voglia di tentare un volo da questi scalini di ferro sporgenti. I piedi ben piantati da entrambe le parti, lo sguardo può tuffarsi liberamente tra le gambe per ammirare la scelta giudiziosa dell’itinerario dalla sommità di questo bel diedro. Il tratto di arrampicata è tuttavia lontano dall’essere terminato, e il cavo guida questa volta in direzione di un imponente strapiombo con una lunga traversata proprio sul vuoto.
Il percorso, che ora segue delle cenge, si fa un po’ meno tecnico, e offre così l’occasione di approfittare degli scorci sulla valle della Doubs. Tuttavia, la calura diventata opprimente invita a rifugiarsi all’ombra di un albero opportunamente situato per una ben meritata pausa.
Una leggenda lugubre
Avevano tempo per una pausa, i contrabbandieri di allora? È che il passaggio era associato alla fretta, spesso alla notte e talvolta al maltempo. Abbastanza da conservargli la sua cattiva fama, amplificata da qualche sordida leggenda. Si racconta ad esempio che dei ladri si fossero rifugiati un giorno nei pressi di Maîche, un villaggio francese distante pochi chilometri, dopo aver fatto man bassa di arredi sacri nella cattedrale di Basilea. Arrestata per ordine del vescovo locale, la suocera di uno di loro fu torturata e quindi rilasciata per insufficienza di prove. La povera donna decise di raggiungere il genero nei dintorni di Maîche. Quest’ultimo le aveva dato appuntamento di notte, ai piedi delle scale che salgono le falesie. Ma mentre era impegnata a percorrerle, l’anziana sentì che le forze la stavano abbandonando. Lasciò la presa, precipitò nell’abisso e si fracassò il cranio sulle rocce. È da quell’incidente che questo pericoloso passaggio porta il nome di «Echelles de la mort».
Passerelle tibetane, ponti di corda e tirolese
Terminata la pausa, si torna alla realtà. L’itinerario della via ferrata si fa meno fisico e più ludico. Un tronco d’albero sapientemente tagliato facilita la salita. I movimenti si concatenano senza fatica, tanta è la varietà dell’itinerario allestito. Man mano che avanziamo, la nozione di ponte appare sempre più vacillante e richiede un minimo di senso dell’equilibrio. Se le passerelle tibetane e le diverse travi sono piuttosto stabili, la cosa non vale per i due ponti di corda. Dopo ancora una scala e una trave, ecco raggiunta l’ultima scappatoia. I più coraggiosi proseguiranno con la tirolese facoltativa, il punto di forza della via ferrata.
Il ritorno attraverso il bosco che si estende sulla sommità della falesia ci rinfresca gradevolmente prima di raggiungere il punto panoramico che sovrasta le «Echelles de la mort» propriamente dette, utilizzate un tempo dai contrabbandieri. Oggi, un comodo sentiero permette di raggiungere senza pericolo il punto di partenza. Delle scale metalliche hanno sostituito le scale in legno di allora. Escursionisti e ferratisti hanno sostituito i contrabbandieri.