Salviamo le montagne Un appello di Reinhold Messner
Perché mai dovremmo importare in montagna l’organizzazione, la velocità, il rumore, la frenesia del mondo cittadino, da cui in realtà aspiriamo a distaccarci temporaneamente? Che senso ha cercare di cancellare a tutti i costi i pericoli da attività che, come l’alpinismo, per loro natura mettono l’uomo di fronte al rischio? Non c’è bisogno di salire l’Everest, magari in fila indiana, per vivere la montagna. È importante che ognuno faccia le esperienze adatte alle proprie capacità e nel pieno rispetto dell’ambiente: solo così la montagna potrà continuare a essere un bene di tutti, un bene prezioso, capace di rigenerare lo spirito dell’uomo. Ecco le premesse da cui parte l’appello accorato del grande alpinista Reinhold Messner che ci esorta ad assumerci la responsabilità di tutelare le montagne. La sua battaglia contro il turismo di massa è nota «le montagne richiedono silenzio, rallentamento e un paesaggio incontaminato... non è ammissibile che in montagna ci sia la stessa aggressività, lo stesso rumore, lo stesso inquinamento atmosferico dei centri urbani. È una follia», ha detto qualche tempo fa all’agenzia di stampa tedesca DPA. Il turismo di massa degli ultimi decenni rischia di distruggere le montagne invece di valorizzarle: che si tratti di Alpi, Himalaya o Alti Tatra, tutte le regioni montane si sono trasformate in altrettanti parchi avventura, vie attrezzate e comprensori sciistici innevati anche artificialmente, dove biker, scalatori e sciatori si aspettano un divertimento assicurato, senza imprevisti, perfettamente organizzato, soccorso alpino onnipresente incluso. Il risultato è quello di prosciugare in modo irrimediabile le risorse naturali e di snaturare gli ultimi luoghi selvaggi del pianeta. Urge un’inversione di tendenza.
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Reinhold Messner