Oltre il limite del bosco
Il favonio si sta per alzare. Verso le cinque del pomeriggio, fuori dalla capanna c’è un giovane tedesco con i dreadlock, pantaloncini corti e scarpette da ginnastica. Con lui c’è una giovane tailandese che parla inglese. Condividono la birra. E una sigaretta arrotolata. Profondamente rilassato, spiega con orgoglio che intendono bivaccare. Dove e come, non è ancora chiaro. Da qualche parte prima della Panixerpasshütte. Con la mano indica la direzione della capanna – sbagliando di 180 gradi. Gli spiego direzione, percorso e la distanza approssimativa. Qualche minuto dopo mi chiede dove si trovi il tremila più vicino. Avrebbero ancora un po’ di tempo per una scalata. Tento di dissuaderlo dall’idea del Bifertenstock. Con successo. Il tempo passa. Dopo le 18 vuole davvero sapere dove sia il prossimo tremila. Nel Canton Vallese ce ne sono senz’altro, di quelle montagne. Gli spiego che le montagne di oltre 3000 e più metri sono circa 1100. E che il Canton Vallese non è proprio dietro l’angolo. Trova la cosa «cool», «magnifica» e «assolutamente rilassata». Anch’io. I due si alzano, salgono la scala in direzione del cartello indicatore. 15 metri di dislivello più sopra, si volta e chiede dove si trovi in fin dei conti questo Panixerpass. Gli indico il cartello che sta davanti a loro. Ringrazia. Cinque metri dopo si gira nuovamente e pone una domanda ancora più profondamente rilassata di prima: se ci sarà abbastanza legna da raccogliere. Lungo la strada. Verso la Panixerpasshütte. Per un fuoco. Sì, perché ha dimenticato il fornello. Faccio cenno di no. Sorride. Lei sorride. Io sorrido.
Sorridendo, entro nella capanna e aggiungo un ciocco. A 2714 metri sopra il livello del mare – profondamente rilassato.