Nel regno dell’ Uomo di Campionigo | Club Alpino Svizzero CAS
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Nel regno dell’ Uomo di Campionigo Due vette sciabili di razza tra le valli Leventina e Verzasca

Il bacino superiore della Val Chironico offre agli sciescursionisti in cerca di solitudine tutto ciò che il loro cuore può desiderare: un rifugio incustodito, un ambiente montano primitivo e discese inebrianti.

Già da diverso tempo mi sento osservato. Il che è del tutto assurdo, poiché di due racchettisti italiani che hanno trascorso la notte con noi al Rifugio Alpe Sponda sono scesi a Cala già da molto. E allora, chi altri dovrebbe mai percorrere questa valle discosta? Ci siamo messi in marcia di buon mattino per la gita con gli sci al Pizzo Barone, e il cielo comincia gradualmente a ricoprirsi di veli lattiginosi. E improvvisamente lo avvistiamo, lassù sulla cresta, tra il Pizzo della Bedéia e il Pizzo di Piancói – l’Uomo di Campionigo! Si tratta di un monolito a forma di torre, la sentinella della Val Chironico, come è anche chiamato. La tradizione orale vuole che questo gigante pietrificato vegli da tempi remoti sulla valle e sui suoi abitanti, ma anche su escursionisti ed alpinisti che percorrono la regione. Con questa storia nella testa, affrontiamo di buon animo il ripido sperone che si interrompe verso est in gradini rocciosi e conduce alla cresta della vetta.

La cima più alta della Val Verzasca

Il Pizzo Barone rappresenta la chiusura sudoccidentale del grande ferro di cavallo dell’alta Val Chironico. Una montagna fiera, che porta con buon diritto il suo nome aristocratico, si potrebbe a prima vista pensare. Ma il Piccolo dizionario del dialetto dell’Alta Leventina è di parere diverso: esso non riferisce il termine barone al titolo nobiliare, bensì al concetto di grande bar. Barc, o bar, appunto, erano alloggiamenti per il bestiame, e il nome della montagna potrebbe allora derivare dall’omonimo alpeggio del versante verzaschese. Nonostante la mancata ascendenza aristocratica, il Pizzo Barone, cima più alta della Val Verzasca, colpisce per le sue linee arcuate e una notevole vista sui quattromila vallesani e bernesi, sul gruppo dell’Adula e sul selvaggio versante meridionale del Pizzo Campo Tencia.

Salita alla capanna con ostacolo

Per molti, il divertimento di un’escursione con gli sci cessa non appena gli sci devono essere portati. Nella nostra salita al punto d’appoggio per le nostre gite abbiamo tuttavia accettato di buon grado questo ostacolo. Si parte a piedi da Chironico, uno dei villaggi privilegiati della Leventina, sufficientemente alto su una terrazza da non essere disturbato dal rumore dell’autostrada del Gottardo. Ben presto, un’antica via lastricata porta alla località di Cala. Solo ancora un secolo fa, lo splendido villaggio sovrastato da un campanile imbiancato era ancora abitato durante tutto l’anno. Oggi, i pannelli fotovoltaici sui tetti testimoniano la conversione di gran parte degli edifici in rustici di vacanza. L’ultimo contadino del luogo era Lino Andreoli, che fino al 2005 faceva pascolare le sue 100 capre nei dintorni del villaggio.

Dalle baite di Sgnòi, e comunque al più tardi da Cala, è possibile proseguire la salita al Rifugio Alpe Sponda con gli sci ai piedi. Confortevolmente attrezzata e incustodita durante l’inverno, la capanna appartiene alla Società Alpinistica Ticinese (SAT), una delle numerose associazioni alpinistiche regionali che si sono oggi riunite nella Federazione Alpinistica Ticinese (FAT).

Per il versante sudoccidentale al Pizzo Forno

Già nel nostro viaggio da Biasca a Chironico, la nostra seconda destinazione, il Pizzo Forno, catturava lo sguardo. Ma quella vetta rocciosa dalla stratificazione obliqua riesce a impressionare anche da vicino. Il tentativo di risalire con gli sci il ghiaccio del suo versante sudoccidentale naufraga clamorosamente. Con piccozza e ramponi riusciamo tuttavia a superare senza problemi il ripido pendio disseminato di rocce. Un ultimo esercizio di equilibrio in alto sulla cresta ovest – ed eccoci in vetta, un aereo pulpito panoramico nel mezzo di un mondo montano imponente. Una coltre di foschia sospesa sulla Leventina e la Riviera sin dal primo mattino conferisce allo scenario un che di magico.

Il tempo per soffermarsi è però scarso, poiché l’irradiazione solare è già piuttosto intensa. In condizioni ideali, dal Passo di Ghiacciaione, nella cresta ovest del Pizzo Forno, si sarebbe anche potuti scendere in Val Piumogna. Ma siccome al momento la neve che ricopre il sostrato roccioso è scarsa, rinunciamo a questa peraltro attraente variante. Invece, ci tuffiamo nel versante sudoccidentale, già leggermente rinvenuto per l’effetto del sole, scendiamo in ampie curve tra spruzzi di neve granulosa al ripiano della Motta delle Fontane, per proseguire lungo pendii infiniti verso l’Alpe Sponda. Sempre cerchiamo con lo sguardo la presenza di eventuali altri sciatori. Inutilmente. Solo il gigante di pietra sorge come un monumento sull’alto della cresta – l’Uomo di Campionigo, che anche oggi ci ha fedelmente accompagnati.

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