© Günter Schmudlach
Il metodo di riduzione nell’era del computer Un nuovo metodo aiuta la pianificazione delle gite con gli sci con forte rischio di valanghe
Il classico metodo di riduzione ha un successore: il metodo di riduzione quantitativo (QRM), che mostra per la prima volta il rischio statistico di causare una valanga. Questo permette di riconoscere le zone valanghive standosene al caldo nel proprio salotto – pur non esonerandoci da una valutazione responsabile sul posto.
Il metodo di riduzione di Werner Munter e tutti gli altri da esso derivati, come il «metodo di riduzione grafico», «Stop or go» o «Snowcard», coniugano ripidità e pericolo di valanghe: più elevato è il pericolo, più pianeggiante dovrà essere l’itinerario. Un’applicazione computerizzata del «metodo di riduzione grafico» è attiva da quattro anni nella piattaforma online www.skitourenguru.ch, dove valuta quotidianamente il rischio di 1000 itinerari sulla base del bollettino delle valanghe aggiornato e di dati digitali del terreno. I risultati vengono rappresentati in una carta nei colori verde (rischio ridotto), arancione (rischio effettivo) e rosso (rischio elevato).
Nonostante l’energico messaggio che Munter lega al metodo di riduzione, «Calcola invece di spalare», in futuro i calcoli potranno essere trascurati: se ne occuperà il computer. Il suo metodo ha un nuovo successore: il metodo di riduzione quantitativo (QRM), derivato, diversamente dai metodi di riduzione classici, direttamente dai big data. Il QRM è stato presentato nell’autunno 2018 all’International Snow Science Workshop di Innsbruck.
Cosa si cela dietro il QRM?
Per quasi 1500 incidenti in valanga registrati nella banca dati del WSL Istituto per lo studio della neve e delle valanghe (SLF) è stato calcolato quanto fosse pronunciata la zona valanghiva e quanto fosse elevato il grado di pericolo. Gli incidenti si verificano solitamente in zone valanghive molto pronunciate e con livelli di pericolo elevati (figura 3), mentre è molto raro che gli escursionisti stacchino delle valanghe in terreni molto ripidi e con pericolo forte (grado 4). Dedurne che simili condizioni siano esenti da pericoli sarebbe tuttavia un errore fatale. Il motivo dell’esclusione degli incidenti è che il grado 4 viene pronosticato solo raramente e che ben pochi escursionisti sarebbero abbastanza sfacciati da affrontare terreni estremamente ripidi. Se si vogliono conoscere i rischi statistici non si possono analizzare solo gli incidenti, ma occorre metterli in relazione alle cifre delle percorrenze.
Gli sviluppatori si sono allora chiesti in quali condizioni gli escursionisti percorrono quale terreno. A tale scopo sono stati analizzati 48 000 chilometri di tracce GPS di gite con gli sci compiute in Svizzera, calcolando per ogni punto GPS quanto fosse pronunciata la zona valanghiva e il relativo grado di pericolo. Si è osservato come a essere percorsi fossero soprattutto i terreni poco pronunciati con livelli di pericolo ridotti (figura 4). Il motivo è che anche gli itinerari impegnativi si snodano per lunghi tratti su terreni pianeggianti e gli escursionisti si muovono spesso fuori dalle zone particolarmente interessate, descritte nel bollettino delle valanghe. Se ora si mettono in relazione le conoscenze inerenti agli incidenti con quelle relative alle percorrenze, se ne può derivare il QRM (figura 1) che indica il rischio di staccare una valanga per un determinato grado di pericolo e un determinato terreno.
Da novembre 2018, le valutazioni di www.skitourenguru.ch si basano sul QRM, fondato a sua volta sui bollettini delle valanghe e su una classificazione dei terreni. Quest’ultima esprime quanto il terreno sia «adatto» al distacco di una valanga. Oltre alla pendenza se ne considerano la dimensione, la forma e la copertura boschiva. A questo punto, il computer suddivide l’itinerario previsto in tratti di 10 metri, stabilendo per ognuno di essi il grado di pericolo attualmente vigente. A tale scopo sono inclusi nel computo anche le quote critiche e le esposizioni critiche estratte dal bollettino delle valanghe. Con l’ausilio del QRM è ora possibile derivare il rischio statistico di valanghe per ogni tratto, mentre la totalità dei rischi cumulati fornisce l’indicatore di rischio dell’intera escursione.
Una giusta rinuncia
Il QRM mostra come la metà degli incidenti in valanga abbia luogo in una piccola parte della tratta percorsa (2%; figura 2). Nessun metodo protegge completamente dalle valanghe: ci riuscirebbe solo la rinuncia definitiva. L’obiettivo è ciò nonostante quello di limitare in modo accettabile il rischio di valanga con la minore rinuncia possibile. Cosa sia «accettabile» non è la stessa cosa per tutti, e alla fin fine deve essere stabilito dallo stesso escursionista. In linea di principio, meglio il metodo distingue i pendii a rischio elevato da quelli a rischio minore, più piccola sarà la rinuncia necessaria – o maggiore la sicurezza connessa a una determinata rinuncia. Il QRM è stato impostato in modo tale che rinunciando con il rosso il 60% degli incidenti non accadrebbe, mentre limitandosi al verde la quota salirebbe all’80%.
Al pari di ogni altro metodo di riduzione, il QRM è una «raccomandazione salutare» e, secondo l’opinione del suo inventore, non rappresenta perciò il «limite del giuridicamente ammesso». Altrimenti, con la richiesta rinuncia per il rosso, il 60% di tutte le vittime di incidenti potrebbe essere perseguito legalmente. Una simile applicazione pregiudicherebbe l’accettazione dei metodi di riduzione nella comunità degli sciescursionisti, mettendone a repentaglio l’effetto preventivo. Comportiamoci quindi come con le altre raccomandazioni: è senz’altro sensato mangiare mele, salire le scale e attenersi al metodo di riduzione. Chi non lo facesse, forse vivrebbe meno a lungo – ma si tratterebbe di una sua decisione.
Classico strumento di pianificazione
Calcolando il rischio di valanghe non solo per ogni tratto di un itinerario, bensì per ogni punto delle Alpi svizzere si ottiene una carta dei rischi. www.skitourenguru.ch pubblica simili carte per alcuni gradi di pericolo tipici. Esse mostrano come dovrebbero essere le condizioni relative a una gita prevista e dove dovrebbe passare l’itinerario ottimale dalla prospettiva della pianificazione. Indicatori di rischio e carte dei rischi rappresentano degli ottimi punti di partenza per la pianificazione. Non dovrebbero tuttavia mai essere il solo criterio connesso alla percorrenza di un determinato pendio: in questo senso non sono sufficientemente affidabili. Pertanto, il bollettino delle valanghe non solo è incerto, ma si applica in primo luogo solo a grandi regioni. A questo si aggiungono le incertezze connesse alla modellizzazione della classificazione dei terreni. Atteniamoci perciò alla raccomandazione del team di formazione sulle valanghe: metodo di riduzione per la pianificazione, valutazione classica lungo il percorso. E la valutazione sul posto continua a richiedere vaste conoscenze e tanta esperienza.