© Thomas Senf
I problematici attacchi a pin L’attacco da escursione come elemento di sicurezza
Negli scorsi anni, offerta e richiesta di attacchi a pin sono praticamente esplose. Tuttavia, la quantità di prodotti non ancora standardizzati non rende le cose facili. Sci, scarponi e attacchi sono compatibili? E gli attacchi, sono regolati correttamente?
Dal 2014, anno in cui il brevetto della Dynafit è scaduto, nel settore degli attacchi da sciescursionismo si è sviluppata una dinamica con numerosi offerenti. Domanda e offerta di puri attacchi a pin, spartani, leggeri e senza funzioni di sicurezza, o dei cosiddetti ibridi, che tentano di coniugare il sistema a pin con quello dei classici attacchi a telaio, sono praticamente esplose. Nell’attuale miriade di prodotti, le componenti centrali dell’attrezzatura da escursioni va perciò selezionata con cura, al meglio presso un negozio specializzato competente. «Scarponi, attacchi e sci vanno considerati come un sistema che funziona in modo ottimale solo se tutte le componenti sono reciprocamente armonizzate», afferma Stefan Burki, della Fritschi AG Swiss Bindings.
Un attacco ben funzionante dovrebbe liberare lo scarpone in caso di caduta, ma anche di neve pesante o all’impatto con un ostacolo nascosto, e questo prima che si verifichi una lesione. Per funzionare correttamente, l’attacco non dovrebbe bloccare lo scarpone in caso di piegatura dello sci, per esempio dopo una caduta in un avvallamento del terreno, pena il rischio di lesioni all’anca. D’altro canto, l’attacco non si deve neppure sganciare troppo presto dopo una breve sollecitazione: questo potrebbe causare lesioni alla parte superiore del corpo e, soprattutto nei terreni più impegnativi per lo sciescursionismo, essere all’origine di una caduta fatale.
Regolazione con dispositivo meccanico?
La reazione di sgancio viene impostata nella finestrella dell’attacco mediante viti di regolazione in base a un valore Z (vedi riquadro). Da un ampio test di attacchi da sciescursionismo realizzato da Outdoor Content Hub e proposto in «Le Alpi» 02/2019 è emerso che «i valori indicati nella finestrella possono discostarsi notevolmente dai valori di apertura effettivi».
Molto più affidabile è quindi la regolazione mediante un dispositivo meccanico certificato, come quelli per gli attacchi da pista, e questo nonostante il fatto che, per la regolazione degli attacchi da escursionismo, ancora non esista alcuna norma e l’attuale evoluzione del sistema sci-attacco-scarpone sia apparentemente (ancora) troppo dinamica. Questo non si oppone però a una simile verifica. «Misurando la coppia con un dispositivo di regolazione si misura e si documenta il risultato esatto in considerazione dell’intero meccanismo di sgancio composto di sci, scarpone e attacco. Questo rende evidente la variazione della scala del valore Z, che può essere corretta», spiega Martin Poletti della Montana Sport International AG, che tra le altre cose produce dispositivi meccanici di regolazione.
I negozianti non hanno le macchine
A ogni modo, il settore non è unanime circa l’affidabilità della verifica meccanica in relazione ai puri attacchi a pin. «I valori di sgancio impostati possono essere verificati mediante la macchina anche negli attacchi a pin. Tuttavia, in considerazione delle norme mancanti o non rispettate, questa ha senso unicamente se i valori possono essere impostati separatamente per lo sgancio laterale e frontale», spiega Stefan Burki. Inoltre, vi sono noti negozi di sport della montagna che non regolano gli attacchi da escursione con la macchina. «Alcuni anni fa abbiamo optato esplicitamente contro una macchina. Ma a fronte dei progressi tecnici affronteremo nuovamente il tema», commenta la Bächli Bergsport AG. I negozi di articoli sportivi che propongono anche attrezzature da scialpinismo dispongono per contro solitamente di un dispositivo di regolazione e regolano conseguentemente gli attacchi.
Le norme non tengono conto del genere
Il dibattito su rischi e pericoli dello sciescursionismo si concentra principalmente sugli incidenti con valanghe, che rappresentano in effetti la causa di morte più frequente. Ma se si considerano gli incidenti senza esito mortale, il quadro che appare è decisamente diverso: qui, la quota maggiore è quella degli sportivi caduti o precipitati. Nella media degli ultimi dieci anni, a seguito di una caduta si infortunano ogni anno 130 persone, cioè il 73 percento di tutti gli sciescursionisti coinvolti. Interessante è anche un’occhiata alla struttura di età degli infortunati: i più giovani e i giovani adulti sono meno toccati dalle cadute, che riguardano invece più spesso gli ultrasessantenni (vedi grafico).
Nella gran parte dei casi, dai dati della statistica degli incidenti in montagna del CAS non è possibile derivare indicazioni dettagliate sulle cause delle cadute o la localizzazione delle lesioni. In relazione a quest’ultima, tuttavia, uno studio del Consiglio di sorveglianza per la sicurezza alpina austriaco sugli incidenti scialpinistici avvenuti in Austria negli ultimi dieci anni presenta un risultato degno di nota: l’apparato motorio inferiore è colpito con maggiore frequenza nelle donne (68%), mentre negli uomini la quota è del 43%. Una differenza notevole e difficilmente spiegabile con la diversità fisica dei due generi e la sciata usualmente più aggressiva dei maschi. Una tesi per contro non sballata vuole che gli attacchi delle donne siano solitamente regolati in modo troppo duro, mentre quelli degli uomini risultino troppo molli. Infatti, lo standard di regolazione degli attacchi non tiene conto delle differenze di genere. Numerosi studi, tra cui uno dell’Istituto di scienze dello sport di Innsbruck, raccomandano perciò per le donne una regolazione più «morbida» del 15 percento, corrispondente a circa un intero grado nella scala del valore Z.
Verifiche successive consigliate
Ma la regolazione unica non è sufficiente: tanto i fabbricanti di attacchi che il centro di consulenza per la prevenzione degli infortuni upi raccomandano verifiche successive periodiche come nel caso degli attacchi da pista. Queste sarebbero importanti anche nel campo dello sciescursionismo poiché, a causa dei passaggi in arrampicata da eseguire a piedi dopo il deposito degli sci, i relativi scarponi risulterebbero danneggiati già dopo uno o due anni. E questo può influenzare notevolmente il comportamento di sgancio dell’attacco.
Vantaggi e svantaggi dei diversi tipi di attacchi
Attacchi a telaio
Puntale e talloniera sono collegati tramite un telaio (o una barretta). Sino a un paio d’anni fa erano il tipo più diffuso; ora, però – quantomeno per i nuovi acquisti –, sono fortemente in calo.
Vantaggi:ben sviluppati e robusti, con apertura definita a norma anche in modalità salita. Sempre ancora insuperati per quanto alla facilità di calzata.
Svantaggi:più pesanti, punto di giro non del tutto ottimale in modalità camminata, quando a ogni passo è inoltre necessario sollevare gran parte della talloniera.
L’affermazione per cui a un attacco a telaio si può adattare ogni scarpone non è ormai più veritiera: questi attacchi richiedono una certa sporgenza della punta e del tacco dello scarpone, ma i fabbricanti di scarponi da sciescursionismo tendono sempre più a minimizzare questo aspetto.
Attacchi a pin
Rispetto agli attacchi a telaio, questo tipo di costruzione si differenzia essenzialmente per il fatto che la scarpa è fissata lateralmente nella parte anteriore con due perni, mentre il tallone è libero nella modalità camminata. A tale scopo sono necessari due fori rinforzati in acciaio, i cosiddetti inserti, nella parte anteriore dello scarpone. Lo sviluppo attuale è ancora molto dinamico e la gamma di prodotti è ampia: dagli attacchi spartanamente light con funzionalità di sicurezza limitata (comportamento di sgancio) agli attacchi certificati che si avvicinano molto allo standard di sicurezza degli attacchi a telaio. I classici attacchi a pin si sganciano anche in caso di caduta con torsione sopra i glutei. Altri modelli si sbloccano tramite le ganasce anteriori e i valori di sblocco orizzontale/verticale possono essere impostati indipendentemente.
Vantaggi:in modalità camminata la talloniera non deve essere sollevata e il punto di giro è ottimale. Unitamente al peso, anche nettamente inferiore a seconda della costruzione, in salita si ha un notevole risparmio di forze e un passo più «rotondo».
Svantaggi:gli attacchi a pin classici si aprono anche in caso di caduta con torsione sopra i glutei e l’impostazione dei valori di sgancio è centralizzata nella talloniera. Questo comportamento potrebbe non rivelarsi ideale soprattutto nel caso delle complesse, e temute, «cadute lente in avanti».
La calzata è più complicata rispetto agli attacchi a telaio, cosa che potrebbe rivelarsi problematica in terreni inclinati. Inoltre, il meccanismo di chiusura è più sottile: ghiaccio o neve nella cavità sotto le molle di chiusura o inserti intasati possono impedirne la chiusura completa, con il rischio di aperture accidentali durante la discesa.
Suggerimenti: rimuovere ogni traccia di neve o ghiaccio dalle cavità sotto il meccanismo; ruotare alcune volte lo scarpone nei pin anteriori prima di chiudere la talloniera; in caso di ghiaccio ostinato utilizzare uno sbrinatore per serrature dell’auto.
Con alcuni attacchi a pin puri, perché lo scarpone sia sufficientemente fissato è necessario bloccare il meccanismo di apertura in modalità camminata. In caso di caduta (tipicamente durante un’inversione) o di valanga, questo può provocare lesioni gravi o, nei casi peggiori, anche esiti fatali.