Chi primo arriva…
In merito alla lettera Piste battute dai racchettisti, in «Le Alpi» 06/2019
Non intendo assolutamente dubitare delle sue esperienze apparentemente cattive con i racchettisti, ma le sue obiezioni sono purtroppo ampiamente inconseguenti. Da un canto parla delle prime tracce in un pendio di neve polverosa – il che suggerirebbe a noi, escursionisti con le racchette, di percorrere per la salita e la discesa una traccia già presente, lasciando il massimo possibile della neve polverosa a lei. Dall’altro, però, non dovremmo rovinare una perfetta traccia da sci. «Salvare capra e cavoli»: non funziona mai. E inoltre, anche il mio cuore di racchettista batte più forte quando ho la possibilità di scendere lungo un pendio sollevando nubi di neve polverosa. Perché tuttavia il mio cuore debba valere meno di quello di uno sciescursionista, proprio non lo capisco. Alla fin fine le cose sono quelle di sempre: chi primo arriva, meglio alloggia – e dispone delle condizioni migliori, indipendentemente dalla scelta del mezzo. E, tra l’altro, le racchette da neve sono state inventate prima degli sci.