Misteriosi doveri
Si dice che l’alpinismo sia una scuola di vita. Io lo posso confermare. Nel corso degli anni, in montagna ho imparato molte cose – anche misteriose. Per esempio, che taluni itinerari sono imperdibili e che li dovrei attendere con gioia.
Questa estate l’ho sperimentato di nuovo. In due avevamo adocchiato una via a più tiri nella regione del Susten. Nella guida di arrampicata si legge che l’escursione è «un must» per ogni arrampicatrice e ogni arrampicatore. Inoltre, da anni un’amica la vanta come una via «mega bella». Quando qualche giorno prima della gita l’ho chiamata per avere qualche dettaglio, le ho chiesto spiegazioni: perché quella via sarebbe «tanto bella e da non perdere»? Ha risposto evasivamente: «Ah, lo vedrai da te. Rallegrati per ciò che ti aspetta!»
Lungo l’accesso abbiamo incontrato due arrampicatori locali che conoscevamo. Ovviamente ci siamo fermati a chiacchierare, raccontandoci cosa avessimo in programma. La nostra via l’avevano già percorsa una volta entrambi. Uno ha detto: «È un itinerario mega bello. Vedrete che gioia!»
Il resto della salita fino alla parete si è rivelato estremamente faticoso. In un paio di occasioni me ne sono detta di tutti i colori. Ma cosa mi avevano fatto credere? «Non potrai non rallegrarti di quella via!» In realtà, poi l’arrampicata mi è piaciuta molto, ma anche altre vie mi avrebbero rallegrata almeno altrettanto. Perché quindi proprio quella doveva essere un must?
Sulla sommità, sotto una pietra c’era una scatola di latta con il libro di vetta. Ho letto con interesse ciò che avevano scritto coloro che ci avevano preceduti. E innumerevoli volte ho letto: «Via mega bella! Un ‹must› in assoluto!»
Il mio compagno di cordata e io abbiamo riflettuto su cosa scrivere. Come al solito, non ci veniva in mente nulla di intelligente. Alla fine ho scribacchiato – già, appunto: cosa? Anche quando a casa un amico mi ha chiesto come fosse andata l’escursione, ho doverosamente risposto ciò che avevo imparato alla scuola di vita dell’alpinismo: «Mega. Un must. Non lasciartela scappare.» Che altro?