«Hai un’edicola nella parete nord dell’Eiger?», chiedevano gli scolari svizzeri negli anni 1970, intendendo: «Sei matto?» Domanda pertinente: una via ferrata nella parete nord dell’Eiger? In quella parete famosa e temuta? In effetti, tra il 1899 e il 1903, proprio lungo il suo margine destro c’era un percorso assicurato. Signore con ampie gonne e signori con cappelli di paglia salivano dalla ex stazione Rotstock, la prima fermata della ferrovia lungo i sette e rotti chilometri del tunnel che attraversa Eiger e Mönch fino alla Jungfraujoch, all’omonima vetta (2663 m) lungo una via ferrata. L’entrata in servizio della stazione Eigerwand segnò la chiusura di quella del Rotstock. Il 1997 vide la riscoperta della via turistica. Tre anni dopo, per conto della Jungfraubahn, delle guide di Grindelwald installarono scale in alluminio e tesero cavi metallici nel tratto inferiore, sconosciuto, tra il piede della parete e la stazione Rotstock. In quello superiore, conosciuto, attraverso la gola tra la parete W dell’Eiger e il Rotstock, la vecchia via dai gradini scolpiti è stata assicurata con cavi metallici nuovi. Anche l’ultimo tratto, dalla Rotstocksattel alla vetta, è stato attrezzato con corde, e cosí anche la discesa alla stazione Eigergletscher. In poche parole: atmosfera da Eiger, ma per la strada sicura.