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I Denti della Vecchia

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DI GIUSEPPE RITTER, CHIASSO

CONSIDERAZIONI SUI DIECI ANNI DI SCUOLA D' ARRAMPICAMENTO ( 1949-1958 ) Con 2 tavole ( 214, 215 ) /. Aspetto tettonico della palestra Lo spartiacque fra la Valle del Franscinone ( tributaria alla Val Colla ) e la Valsolda ( Italia ), parte integrante della catena che, a forma di Z, va dal M. Boglia ( Colma Regia ) al Camoghè, porta su di uno zoccolo comune una raccolta di stranissimi frastagli: i Denti della Vecchia. Son così chiamati, in quanto gli ampi spazi che intercorrono fra i singoli gruppi fanno pensare alla bocca alquanto sdentata di una vecchietta. Grazie alla loro disposizione simmetrica in ordine di altezza vengono anche denominate « Canne d' Organo ». Sono considerati di appartenenza al Gruppo del Camoghè dalla Guida delle Alpi Ticinesi ( 2a edizione 1932 ) e al Gruppo della Fiorina dalla Guida delle Prealpi Comasche ( edizione 1948 ).

L' origine di questa serie di torri, guglie e pinnacoli che nasce al Pian di Scogn ( 1174 m ) e muore al Passo Pairolo ( 1406 m ) e che sullo spiovente ticinese raggiunge la sua massima estensione ( infatti soltanto la parete SE del Sasso Grande o Torrione di Valsolda sovrasta le formazioni pratensi, cespugliose e boscose del versante italiano ) è dovuta all' erosione degli agenti atmosferici sullo strato di Dolomie del Norico ( Dolomia principale ) e sulle intrusioni di marne. Una grande depressione che, a quota 1399 e precisamente presso il cippo di confine N. 7 M, è valicata dal Passo Streccione, divide i denti in un gruppo occidentale ( Paracarri—Sasso Grande ) e un gruppo orientale ( Vaiolett—Sasso Palazzo ). Da questa estesa insellatura si diramano due tronchi trasversali. Quello verso sud culmina col M. Spelucco, mentre quello verso nord, coperto da vegetazione arborescente, piomba in una fantastica successione di dirupi frastagliati sul sottostante faggeto dell' ampia conca del Pairolo.

Oltre la grande depressione divisoria del Passo Streccione, altri spazi, più o meno ampi, suddividono i due gruppi principali in numerosi sottogruppi. Quelli del gruppo orientale sono allineati lungo il sentiero principale e sono perciò noti anche agli umili escursionisti. Nel gruppo occidentale, invece, molti di questi sottogruppi non sono né visibili né raggiungibili dal sentiero che segue il displuvio. Scavati profondamente nel brusco avvallamento elvetico, costituiscono una riserva inesauribile di sorprese anche per l' assiduo frequentatore dei Denti.

Alle articolazioni multiformi dei singoli sottogruppi corrispondono le strutture spesso bizzarre dei singoli massi. Spaccati e bucherellati in ogni senso, compongono nella loro moltitudine un paesaggio irreale e fatato. Per questo fatto i Denti sono alpinisticamente molto più attraenti dei popolari Corni di Canzo, costituiti da Dolomia a Conchodon ( Retico superiore ) e privi di articolazioni multiforme.

I toponomi orografici, distribuiti sui vari sottogruppi ed i singoli massi che li compongono, non rivelano nessun passato storico. Si provvide alla distribuzione di epiteti appropriati soltanto nel momento in cui i singoli massi entrarono nel raggio d' interesse dei pionieri, che aprirono e svilupparono l' arrampicamento in quest zona troppo a lungo trascurata. Come comprova l' elenco dei più noti toponomi, questi furono concepiti anzitutto in base all' assomiglianza del soggetto da battezzare con apparenze consimili del mondo quotidiano ( Paracarri, Vaselitt, Mitria, Cammello, ecc .) o del mondo alpino ( Torri del Vaiolett, ecc .) oppure in base ad evidenti caratteristiche strutturali 13 Us Alpes - 1958 - Die Alpen193 ( Gemelli, Tre Ripiani, Piramide, Spigolone, ecc ). Questo modo del tutto empirico con cui la distribuzione dei toponomi venne praticato, comporta non raramente l' inconveniente che, da parte degli scalatori italiani, un dato masso viene battezzato con un nome diverso da quello conferitogli dai rocciatori svizzeri.

//. Abbozzo di storia alpinistica Dal modo lapidario con cui i Denti della Vecchia vennero trattati ancora nella 2ft edizione della Guida delle Alpi Ticinesi ( 1931/32 ), emerge chiaramente che il loro fascino non aveva ancora raggiunto il cuore degli alpinisti di quel tempo. Unica vetta degna di attenzione fu ritenuta soltanto quella del Sasso Grande ( 1492 m ) e le vie descritte sono quelle che oggi vengon scelte dai componenti le gite familiari ed escursionistiche. Nessun cenno sull' aerea via attraverso lo spigolo SE e tanto meno su quella che raggiunge la vetta attraverso una successione di camini nella parete ovest.

E così la magnifica palestra d' arrampicamento nelle immediate vicinanze del sorridente golfo di Lugano continuava il sonno di Rosaspina finché, nell' aprile 1935, all' indomani di una conferenza nell' Aula Magna del Liceo cantonale, l' asso dei rocciatori italiani, Emilio Comici, apriva la prima ardita via nei Denti della Vecchia, quella sul Sasso Piccolo, ossia sulla Torre dei Gemelli.

Trascinati dall' entusiasmo, alcuni ardimentosi esponenti della SAT ( allora ancora UTOE ), sezione di Lugano, cominciarono a passare le domeniche lassù fra pinnacoli, paretine, diedri e spigoli. Senza equipaggiamento sufficiente, con le mani, con le punte dei piedi e talvolta con qualche metro di cordaccia, si misero ad affrontare ciò che, nel gergo alpinistico, si definiscono come i problemi delle ascensioni di quarto e di quinto grado.

A diffondere la conoscenza dei mezzi ausiliari moderni e a dimostrarne il loro impiego, i Denti videro la presenza della guida luganese Bruno Primi ( Stiiva ), uomo di indiscussa capacità e competenza, ma di carattere chiuso e riservato. In qualità di capocordata contribuì, con perizia e ardi-men to, all' apertura delle più note vie d' arrampicamento ai Denti della Vecchia. Soleva scegliers i più promettenti giovani fra i convenuti per conferir loro un' iniziazione del tutto particolare.

Sulle principali ascensioni compiute da questi pionieri mi è stato possibile raccogliere i seguenti dati:

26 aprile 1935.

Torre dei Gemelli, per lo spigolo nord, 4° grado, ore 1.30. Emilio Comici e Tita Calvi.

Agosto 1936.

Sasso Grande, spigolo SE, 4° grado superiore, ore 1.30. Bruno Primi, Ugo Bernasconi, G. Notari.

Sasso Mitria, spigolo dei Tre Ripiani, 4° grado con passaggi di 5°, ore 1.30. Bruno Primi, Ugo Bernasconi, Aldo Magistri.

Estate 1935.

Sasso della Sorgente, versante NE, 3° grado, un' ora. Ugo Bernasconi e Gasser.

Parete ovest, 4° grado con passaggi di 5°. A. Turchini e C. Ghirlanda.

6 giugno 1937.

Sasso Grande, attraverso i camini della parete ovest, 3° grado con passaggi di 4°, ore 1.30. Ugo Bernasconi e G. Notari.

13 giugno 1937.

La Piramide, spigolo ovest, 4° grado con attacco di 5° grado, un' ora. Bruno Primi, Aldo Magistri e P. Ponti.

23 maggio 1937.

Lo Sperone ( o Spigolone ), parete ovest, 4° grado con passaggi di 5°. Bruno Primi, R.M.anzoni e Aldo Magistri.

4 luglio 1943.

Lo Sperone, per lo spigolo, con attacco sulla parete ovest, 4° grado con passaggi di 5°. Ugo Bernasconi e Aldo Magistri.

30 ottobre 1955.

Lo Sperone, per la direttissima, 6° grado, con 5° nella parte superiore, ore 6.30. Gino Parravicini e Pietro Lanz.

22 luglio 1939.

Vaselitt, spigolo NO, 4° grado, ore 1.30. Ugo Bernasconi e Arturo Belloni.

Il 31 agosto 1947, un gruppo di forti rocciatori lecchesi ( Berera, Castagna, Castelnuovo, Castelli, Spreafico e Vitali ) compì una serie di ascensioni di 4°, 5° e 6° grado sui vari dirupi del Sasso Palazzo. Nel 1955, sempre su paretine dello stesso sottogruppo del Sasso Palazzo, lo scalatore solitario Cesare Maestri, detto il ragno delle Dolomiti, vi fece una dimostrazione del suo metodo persona-lissimo di superare passaggi del sesto grado superiore.

Come emerge dallo specchietto sopra esposto, le arrampicate - sebbene quasi sempre di breve durata - accusano di regola un notevole grado di difficoltà. Il maggior problema finora risolto ai Denti della Veccha, è quello dello sperone. La via semidiretta, aperta il 4 luglio 1943, era frutto di molti anni di attento studio. Su questa fase preparatoria il capocordata, Ugo Bernasconi, ha confessato:

- Innamorati ne eravamo un po' tutti, chi più chi meno, ma rispettosi, al punto che, salvo frequenti occhiate, non ci eravamo ancora azzardati a metterci addosso le unghie; e ciò durava dal 1936, sei anni dico, non sono pochi per delle teste calde come le nostre, s' intende in fatto di roccia.

Personalmente, mi succedeva questo: in principio di ogni stagione, la prima volta che lo vedevo, mi faceva letteralmente paura, poi a poco a poco mi diventava meno terribile, anzi fattibile, poi... poi... passava la stagione e lo spigolone era sempre lassù, tranquillo e forse anche beffardo.

Era una ossessione: sono andato a guardarlo anche in inverno per vedere dove ci restava la neve, e anche quando pioveva, per calcolarne lo strapiombo secondo il bagnato, l' ho guardato di sopra in giù, di fianco, a destra e a sinistra, ci ho tracciato dentro la via, con la mente e la voglia, e sono in fine arrivato alla conclusione di non guardarlo più per un pò di tempo e di andare ad attaccarlo di sorpresa.

Come si vede, la storia alpinistica dei Denti della Vecchia, sebbene iniziatasi circa 40 anni dopo quella di altri centri d' arrampicamento ( p. es. Le Grigne ), ha su per giù percorco le stesse fasi evolutive. Le vie che a suo tempo furono ritenute pazzesche, sono divenute « vie normali ». E giacché nel regno delle « Canne d' organo » c' è ancora parecchio da fare, la storia alpinistica dei Denti non ha soltanto un passato, ma avrà sicuramente anche un avvenire.

///. Le peripezie della Scuola d' arrampicamento Nella pubblicazione « Cinquant' anni di vita della sezione Ticino del CAS », Remo Patocchi, già presidente onorario di quel sodalizio, aveva scritto:

- Una Scuola di roccia organizzata dalla nostra sezione con serietà, scegliendo come campo di esercitazioni i Denti della Vecchia e diretta da un maestro, come Emilio Comici, sarebbe oltremodo opportuna, poiché nel nostro Cantone la roccia predomina ovunque e crea non poche difficoltà, che solo con una buona tecnica si possono superare senza rischio eccessivo.

Non ho potuto assodare, se il suggerimento di porre Comici alla direzione d' un corso di roccia ai Denti, abbia avuto o meno qualche tentativo pratico. E altresì evidente che, così come per insegnare l' ABC non è il caso di ricorrere ad un professore d' università, non sarebbe stato opportuno affidare l' insegnamento delle prime regole alpinistiche all' incontrastato dominatore dell' eccelso regno delle Dolomiti. Indubbiamente il nome di Comici avrebbe mobilitato un numero di novizi che i Denti non ebbero mai l' onore di veder riunito ai loro piedi. Ma il debole della proposta Patocchi sta proprio in questo fatto. Una Scuola di roccia seria non può mai essere un' istituzione per la massa. Per la carriera dell' arrampicatore vale quanto dice la Bibbia:

- Molti saranno i chiamati, ma soltanto pochi gli eletti!

Perciò, il procedimento di Bruno Primi di scegliersi fra i proseliti gli elementi migliori, per poi portarli alla massima destrezza, fu certamente il più coerente. D' altronde, considerando l' enorme valore dell' arrampicamento per lo sviluppo psico-fisico dell' alpinista, non era il caso di escludere dall' insegnamento, per lo meno delle regole fondamentali e dei procedimenti pratici elementari, coloro che, pur non avendo la pretesa di diventare sestogradisti, volevano acquistare quanto occorre per poter sostenere un' ascensione di quarto grado. Perciò, nel 1949, fu deciso di fondare non soltanto una Scuola d' arrampicamento ma, addirittura, una Scuola d' alpinismo, col proposito di portare poi gli allievi anche sulle alte cime delle Alpi per l' insegnamento della tecnica su neve e ghiaccio.

I primi tentativi pratici di insediare una Scuola d' arrampicamento ai Denti della Vecchia non furono però varati dalla sezione Ticino del Club Alpino Svizzero, bensì da componenti il gruppo rocciatori della Società Alpinistica Ticinese, sezione di Lugano. Questi tentativi, malgrado la buona volontà e l' indiscussa competenza degli organizzatori, non ebbero il successo auspicato. Ad ogni modo non comportarono la creazione di una Scuola stabile, simile a quella insediata dal CAI nella Val Rosandra e che, ora, è dedicata alla memoria di Emilio Comici.

L' insuccesso dei rocciatori luganesi fu dovuto, più che ad altro fattore, ad indole prettamente psicologica. Perciò, nel 1947, quando si cominciò a studiare l' eventualità di una Scuola d' arrampica, si fece tesoro delle precedenti esperienze, evitando così l' arrenamento dei primi impulsi. In seguito, poi, non esistendo in Svizzera coordinamento alcuno per disciplinare l' andamento delle Scuole d' alpinismo, ci si dovette forzatamente appoggiare su quanto stava concretandosi in Italia. Infatti in quell' anno ( 1947 ), usciva lo « Statuto della Commissione Nazionale Scuole d' Alpinismo » che ci diede preziosi consigli sulle modalità organizzative ed amministrative.

Fra altro, nei « Principi informativi » del sopracitato Statuto fu detto:

- Si sottolinea la importanza dell' apprendimento delle nozioni teoriche, indispensabile bagaglio per l' alpinista moderno e fattore che molti, per scarsa convinzione, sono indotti a trascurare.

Con questo suggerimento venne confermato ciò che sempre avevamo sostenuto, cioè che i primi passi sulla roccia andavano senz' altro preceduti da buona introduzione teorica. Perciò, dopo aver interessato con svariate azioni propagandistiche ( conferenze, proiezioni, dimostrazioni, ecc .) un buon numero di proseliti, non abbiamo mai mancato di porre l' accento sull' educazione psichica dei nostri allievi. Così, oltre alle lezioni introduttive di carattere generale ( cenni di storia alpinistica, teorie sull' orientamento con bussola e altimetro, primi soccorsi, ecc ), i candidati-rocciatori furono intrattenuti anche sui seguenti temi:

II giovane e la montagna, Cenni teorici sulla preparazione dell' alpinista, Le premesse teoriche dell' arrampicamento.

Infine, sempre allo scopo di avvicinare la gioventù alla grande montagna, abbiamo provveduto alla creazione di una pellicola del formato 8 mm, lunghezza 400 metri, col titolo « L' uomo e la montagna ». Dedicata alla Scuola d' alpinismo « Denti della Vecchia », contiene tutte le discipline alpinistiche ( escursionismo, arrampicamento, gite combinate d' alta montagna e sci-alpinismo ).

Per l' insegnamento pratico avemmo la fortuna di poterci appoggiare sulla fattiva collaborazione di due scalatori di elevata capacità: Ruggero Cappelletti e Gino Parravicini. Alla loro perfetta conoscenza dell' ambiente dobbiamo l' indovinata scelta delle paretine d' allenamento, fattore molto importante per poter insegnare agli allievi l' esatta impostazione sulla roccia. A loro si deve inoltre la formazione di parecchi bravi e forti rocciatori che già da alcuni anni collaborano come aiuto-istruttori. Così, oggi, la Scuola è in grado di svolgere un' attività quanto mai proficua.

A puro titolo di cronaca aggiungiamo che le lezioni sulla tecnica combinata ( piccozza, ramponi e chiodi da ghiaccio ) furono tenute un pò ovunque nel grande arco alpino ( p. es. Campo Tencia, Sustenhorn, Colle delle Loccie ). Per motivi vari ( forte spesa della trasferta, mancato permesso paterno per il pernottamento in capanna, ecc ), la partecipazione fu esigua. Siamo perciò del parere, che questo lato dell' alpinismo applicato debba essere curato dalle associazioni alpinistiche che possono sovvenzionare debitamente queste imprese.

In sostanza possiamo dire che le esercitazioni ai Denti della Vecchia hanno sempre incontrato la piena soddisfazione dei partecipanti i quali, in buon numero, per rimaner fedeli alla loro palestra durante tutto l' anno, si sono riuniti negli « Scoiattoli dei Denti ».

Dieci anni, sebbene rappresentino un attimo nel deflusso dei tempi, sono pur molti per chi lavora, soffre e spera nella riuscita di un' opera, di un' impresa, di uno slancio comune. Il prossimo avvenire rivelerà se l' impulso, che noi tutti abbiamo dato con spirito di abnegazione e con disinteressata partecipazione, continuerà a dare i frutti in cui noi tutti abbiamo tanto ardentemente sperato per il bene della gioventù ticinese e dell' alpinismo elvetico.

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