«Dalla Val Bondasca...»
Renato Rossi, Castasegna GR*
« Appena al di là del confine svizzero, alle soglie l' Engadina, si estende il più bel paesaggio alpestre che io conosca: la Bregaglia, tipica valle svizzera dove lussureggianti pascoli, pittoreschi casolari e fitte conlfere * Aiuto-custode al rifugio Sasc Fura ( estate 1974, 1975, 1976 ) sovrastate da aspri profili di montagne ghiacciate danno vita al quadro più ricercato dagli amanti dell' alpe e al quale sovente si ispirano i pittori di montagna. Tutta la Val Bregaglia è meravigliosa, mafia le valli che convergono in essa ve n' è una, la Val Bondasca, che senza dubbio è la più cara agli alpinisti. Si apre dal paesetto di Bondo, alla sinistra orografica, e risale fantastica come una leggenda sino ai piedi degli appicchi nord di alcuni fra i maggiori colossi granitici delle Alpi. Quale alpinista non ha almeno sognato di conoscere le chiare pareti del Badile, del Cengalo, dei Gemelli, Sciora, Trubinasca e ancora tante altre di queste vette?... » ( Walter Bonatti, da Le mie montagne ) Ho avuto modo di vivere quassù, agli appicchi di queste vette granitiche, per alcune indimenticabili stagioni, giorno dopo giorno; ho conosciuto da vicino le creste frastagliate, gli spigoli maestosi, i ghiacci eterni di questa selvaggia valle, ora l' amico spigolo nord del Badile, ora sul compatto e levigato spigolo del Ferro da stiro, ora sull' affilata cresta della Pta. Trubinasca e poi ancora tra le « gande » del Viale e sulle vedrette del Cengalo, di Trubinasca, dei Gemelli; ho conosciuto cieli limpidi e tersi, tramonti di fiaba, e ancora improvvise bufere di neve, temporali violenti... la folgore. Ho conosciuto gente d' ogni Paese; al piccolo ma accogliente rifugio Sasc Fura salgono alpinisti d' ogni Nazione e d' ogni capacità: dal principiante al suo primo debutto con le grandi montagne, a nomi come Peter Habeler, Camille Bournissen, Paul Etter, Ueli Gantenbein, i Ragni di Lecco, e ancora tanti validi arrampicatori comaschi, bresciani, bergamaschi... fino ad inglesi, polacchi, bulgari, americani, francesi...
In questo modo, vivendo quassù, ho potuto seguire da vicino l' attività alpinistica della Valle, che già in passato ha visto svolgersi sulle sue pareti alcune delle più importanti tappe dell' evoluzione dell' alpinismo moderno. Dall' epoca pionieristica di Christian Klucker, Barbaria M. Schocher alla risoluzione dei primi grandi problemi della Valle: nel 1923 cade lo spigolo Nord del pizzo Badile, ad opera di W. Risch e A. Zürcher; nel 1933 lo spigolo della Sciora di Fuori, nel 1935 la cresta NNO dei Pizzi Gemelli e il Pizzo Trubinasca daNord, con H. Burggasser e H. Wibrig, fino agli anni immediatamente seguenti, con Cassin, Ratti; Esposito ( Molteni e Valsecchi ) sulla terribile lavagna della NE del Badile, vittoriosi dopo giorni di dura lotta; con Lehmann e Gaiser sul possente pilastro NO del Cengalo e ancora, fin verso gli anni 50, 60, nuove vie, nuovi problemi risolti... Negli anni 60 entra in campo anche l' alpinismo invernale, con le salite ai vari canaloni Klucker; i forti alpinisti comaschi e lecchesi dominano la scena. Nel 1965 i Ragni di Lecco Aldo Anghileri, Casimiro Ferrari, Pino Negri, la spuntano con i 1250 metri di roccia, di neve, di ghiaccio dello spigolo Nord del Pizzo Badile; pochi anni dopo il grande problema della NE del Badile d' inverno cade con l' eccezionale impresa di Armando, Calcagno, Gogna, Darbellay, Bournissen, Troillet ( prima invernale su parete dei Gruppi Masino e Bregaglia ). Gli anni che seguono sono un susseguirsi di successi nuovi in questo campo dell' alpi estremo: nel 1969 P. Nigg e E. Neeracher vincono lo spigolo NO della Sciora di Fuori; nel 1970 la bellissima impresa dei fratelli Antonio e Giovanni Rusconi: prima salita e prima invernale sullo sperone ENE del Badile, la Via del Fratello; nel 1971, sul Cengalo, ancora i fratelli Rusconi, con Fabbrica, Tessari e Steinkoetter, aprono una nuova via in prima invernale: la Via Placco sulla severa parete Nord; e ancora nel 1971 lo spigolo ONO dell' Ago di Sciora, con Scarabelli, Zocchi, Chiappa; nel 1972 i fratelli Franco ed Ermanno Gugiatti sul pilastro NO del Cengalo; Roberto Chiappa e Giuliano Maresi sulla parete NO della Sciora di Dentro; Maccarinelli e Valsecchi sullo spigolo ONO della Pioda di Sciora, per la via Bramani, nel 1973...
È a questo punto che si aggancia la mia personale esperienza lassù, tra quelle vette, ed è di questi ultimi tre anni trascorsi come aiuto-custode al rifugio Sasc Fura che vorrei parlare, ed in particolare della « vita alpinistica » della Val Bondasca per quanto concerne quest' ultimo triennio, dando un quadro ampio e particolareggiato delle nuove ascensioni compiute e delle prime salite invernali di maggior rilievo.
L' estate 1974 si è annunciata bene, con la prima ripetizione della via di Nardella, Scarabelli, Chiappa, Martinelli e Guardoni al pilastro est del Pizzo Badile, da parte dei fortissimi Toni Holdener e Ruedi Hornberger; verso settembre della stessa estate una nuova via sulla poco frequentata parete NO del Badile, veniva aperta da Bruno de Angeli, Angelino Frigerio e Egidio Redaelli: il nuovo itinerario si avvicina nella sua parte inferiore alla classica Bramani-Castiglioni, poi si raddrizza e segue in verticale la parete fino a raggiungere la vetta del pizzo Badile.
Ma è stata soprattutto la stagione invernale seguente ( 1974/75 ) a riservarci notevoli imprese: tre prime salite invernali sono portate a termine negli ultimi giorni di dicembre:
il 22 e 23 dicembre 1974 i valtellinesi Michele ( giovanissimo ), Felice, Bruno Bottani, Piero Ciapponi e Vincenzo Spreafico scalano la Merendi-Fiorelli-Frisia alla parete SO del Pizzo Badile; sempre sul Pizzo Badile, ma questa volta sulla via Castiglioni-Bramani alla parete NO, nei giorni 22/24 dicembre i fratelli Franco ed Ermanno Gugiatti, con Carlo Pedroni, riescono vittoriosi in questa prima invernale; ma la salita senza dubbio più seguita, anche dagli abitanti della Val Bregaglia, è quella alla Pta. S. Anna, per l' ardito spigolo Bonatti, da parte di due giovani e validissime guide di Bondo, Guido e Arturo Giovanoli. Il loro non è il primo tentativo: già l' anno precedente erano stati respinti dal cattivo tempo diverse volte. Questa è però l' occasione buona per riuscire: anche se il tempo non riserva loro durante la salita molto di buono ( la vigilia di Natale inizia a nevicare ), escono in vetta il 27 dicembre, dopo sei giorni di lotta ( la salita presenta difficoltà di V e V + ed anche l' estate è poco frequentata ) e quattro bivacchi in parete. La loro gioia è grande, sia per loro stessi che per aver dato alla Val Bregaglia e ai suoi abitanti, in particolare a coloro che sanno apprezzare la montagna, una grande e bella impresa.
Ma quell' inverno così povero di neve al suo inizio, doveva riservarci una brusca impennata nei mesi seguenti: nevicate a catena si susseguono infatti da marzo ad aprile; la Val Bondasca è battuta da numerose e imponenti slavine, come da anni non capitava: larici secolari sradicati, cascine distrutte o gravemente danneggiate, camosci e caprioli travolti.
Quando torna l' estate i segni di questa violenta sfuriata della natura si notano maggiormente; il sentiero che conduce al rifugio Sasc Fura, nella sua parte più ripida, ma non per questo meno pittoresca, là dove larici svettavano numerosi verso il cielo, si trova spogliato da tutto questo: la forza impetuosa delle slavine, del solo spostamento d' aria, ne ha spezzate le cime, riducendo gli alberi a neri legnosi fantasmi.... Verranno altre estati, il sole tornerà, e di nuovo il verde sarà tra noi...
Eccoci quindi all' estate 1975, stagione ricca di nuovi itinerari sulle pareti della Val Bondasca; ben quattro vie vengono aperte nel periodo luglio-settembre di quest' anno.
Nel luglio salgono alla capanna Sciora alcuni alpinisti cecoslovacchi: sono forti e preparati arrampicatori; nel giro di un mese eccoli impegnati su tre nuovi itinerari, rispettivamente sulla Sciora di Fuori, sul Pizzo Badile, sui Pizzi Gemelli.
Sulla Sciora di Fuori, tra il 5 e il 6 luglio, aprono una via sulla parete ovest, con difficoltà varianti dal IV al V al V + al VI- e all' A3, e che si svolge alla destra della via Livanos: l' itinerario viene denominato Fessura della pioggia!
Gli stessi alpinisti di quell' itinerario, e cioè A. Belica e I. Koller, tra il 31 luglio e il 2 agosto, aprono una nuova via sulla parete est del Badile; l' itinerario si svolge tra la Via degli inglesi ( Koster-litz-Isherwood ) e la via Corti-Battaglia, e presenta difficoltà di V, V +, Ai.
Nei medesimi giorni ( 31 luglio/2 agosto ), altri tre alpinisti dello stesso gruppo, P. Mizicko, M. Marer, M. Onràs, sono impegnati su una nuova via alla parete NE dei Pizzi Gemelli: anche qui si tratta di un itinerario estremo, la classifica-zione da difficoltà di VI- e Ai.
In mezzo a queste interessanti prime salite spicca una altrettanto interessante e singolare prima ripetizione: la via Corti-Battaglia alla parete est del Pizzo Badile viene ripetuta dopo oltre 20 anni dal suo primo salitore, Claudio Corti ( Marna ) con un giovane amico, Sergio Lafranconi. Claudio dice che il tempo si fa sentire anche per lui: l' ha trovata molto più dura di 20 anni fa.
L' estate sta per finire quassù, è settembre, e già la neve ha ricoperto le creste e le pareti ( c' è qualcuno che sa cosa significa rimanere bloccati sulla nord-est del Badile con la neve, di questi tempi ), ma sui versanti sud rimane ancora qualcosa da fare. Di nuovo ricompare a noi Bruno de Angeli e la sua troupe, di nuovo apre una via: parete sud della Pta. Trubinasca ( 2996 mcon lui sono il giovanissimo Luca Chessa e il fido Egidio Redaelli.
L' inverno si avvicina: in Bondasca compaiono le prime avanguardie di alpinisti ad avvistare creste, spigoli, pareti, ancora da salire nella stagione del freddo. Da Trento arrivano Heinz Steinkoet-ter ed Eugenio Stibitz e partono per la parete Nord del Pizzo Cengalo ( la classica Borghese-Schocher-Schnitzler del 1897 ); per Heinz è il secondo tentativo ( il precedente anno, con Sergio Martini, era stato respinto dal cattivo tempo e dalla pessima neve ).
Dal 28 dicembre 1975 al i° gennaio 1976 sono impegnati lassù, tra creste imponenti di neve, scivoli di ghiaccio, rocce vetrate, e con il freddo, quel freddo down under zero, e con tutta la solitudine della Val Bondasca d' inverno. Il i° gennaio 1976 escono in vetta: una bella vittoria.
Negli stessi giorni, ancora una volta in questa stagione dei ghiacci, ritroviamo i temibili cugini Arturo e Guido Giovanoli: sono impegnati sul Crestone NNO dei Pizzi Gemelli ( Via Frei-Weiss ) ( già alcuni anni prima avevano realizzato la prima invernale al Ferro da stiro, prima parte di questo imponente spigolo ). Questa via era già stata tentata diverse volte, d' inverno, ma le cordate erano state respinte quasi sempre a causa di quei grandi campanili di neve, alti parecchi metri, che si formano al termine del Ferro da stiro, che rendono quasi impossibile e molto rischiosa l' avanzata. Anche Arturo e Guido hanno incontrato queste ed altre difficoltà: l' entusiasmo, la voglia di riuscire, di vincere, uniti ad una notevole esperienza e capacità tecnica hanno permesso loro di continuare e di realizzare così un secondo ed importante successo sulle vette della « loro » Bondasca ( 30 dicembre 1975/111 gennaio 1976 ).
Non bisogna però dimenticare di menzionare, quando si parla di salite invernali, l' uomo dei collegamenti, vale a dire Dino ( Dino Salis, capo del Soccorso alpino della Val Bregaglia ). È lui che si preoccupa di fornire agli alpinisti in partenza per la Bondasca informazioni e materiali, che si occupa dei collegamenti con gli uomini in parete, ora da Bondo, ora da Soglio, da dove la ricezione con i funk è migliore; che informa i familiari degli alpinisti sullo svolgersi della salita; che da agli uomini impegnati su quelle pareti ghiacciate calore umano e solidale, facendoli sentire meno soli nella selvaggia e cruda atmosfera invernale1.
Siamo alla recente estate 1976; purtroppo il tempo non è dei migliori; a caldi e soleggiati mattini si alternano violenti temporali pomeridiani: così per tutto il mese di luglio ( la folgore colpisce di nuovo: due giovani vite sono stroncate, lassù, tra le rocce ferrigne del Pizzo Badilegià verso la seconda decade del mese inizia a nevicare: pareti e creste rimarranno coperte fin verso i primi di agosto. Poi un breve periodo di sereno e di nuovo, a metà agosto, la grandine, la pioggia, la neve... e la stagione si chiude così. Ma, nonostante il tempo poco favorevole, sul Pizzo Badile viene aperta una nuova via; autori ne sono 5 giovanissimi alpinisti valtellinesi, Guido e Jacopo Merizzi, Francesco 1 Un grazie di cuore, sempre, a Dino da parte di tutti gli alpinisti che da lui hanno ricevuto aiuto e, ogni volta, un consiglio e una parola di incoraggiamento, prima di partire per la grande avventura dell'«invernale ».
Boffini, Giovanni Pirana e Giuseppe Miotti ( dai 17 ai 22 anni d'età ). Il nuovo itinerario sale l' imponente pilastro nord-ovest e raggiunge lo spigolo nord, a circa 300 metri dalla vetta; la via ( dislivello 450 m e sviluppo 600 m ) offre un' ele arrampicata su placche, diedri e fessure e presenta difficoltà complessive di VI e Ai. La via è dedicata a un' amica, una giovane e valente arrampicatrice e alpinista, Chiara Giuriani, caduta, con il compagno di cordata, sullo Spigolo del Velo ( Dolomiti ) durante l' estate 1976. A lei, che amava queste vette, in segno di profonda amicizia.
Ancora non ho parlato di Renata Pool, mia compagna di « avventura » quassù, energica e valida custode di Sasc Fura. Per tre estati ho condiviso con lei nuove esperienze, momenti difficili... tutto quello che la vita di rifugio può offrire alle persone che lo abitano e lo gestiscono, giorno dopo giorno.
Preparata alpinista e esperta cercatrice di minerali, Renata i ( anch' io mi chiamo Renata e sono Renata 2 ) ha trovato quassù il suo angolo di paradiso: la Val Trubinasca l' ha spesso vista « pic-chiar sassi » per ore, alla ricerca di tormaline, gra-nati, acquemarine e lo spigolo nord del Badile l' ha vista bivaccare sotto i fulmini e tutta l' ira del cielo, una notte di luglio di alcune estati fa...
Siamo due donne quassù: molti si meraviglia-no, per altri nessuna sorpresa. Che dire? Il mondo della montagna, l' alpinismo, non sono esclusivo appannaggio dell' uomo...
E se qualcuno ha da dire qualcosa in contrario ce lo venga a dire a Sasc Fura...
Questa è la Bondasca degli alpinisti: ma accanto a questo aspetto della Valle, molti altri ne esistono. C' è la Bondasca di Oscarett e Gianin, cacciatori esperti e profondi conoscitori di ogni angolo di bosco e pietraia... c' è la Bondasca di Adolfo, guida alpina e tenace contadino, uno degli ultimi depositari di quella cultura valligia-na, antica e forte, che si perde nella Storia della Valle stessa... c' è la Bondasca di Arturo, giovane uomo di montagna, un giorno pastore tra le balze